Anche
se potrebbe sembrare una banalità, per ogni Cartomante che si
rispetti questo argomento è importante. Il proprio strumento di
lavoro, cioè il mazzo di carte, viene curato con amore, custodito
gelosamente. Ognuno lo fa alla propria maniera, tutti però
proteggono le proprie carte con grande amore. Per ogni Cartomante
esistono numerosi motivi per far toccare oppure non far toccare il
proprio mazzo di carte. Ciò comprende anche i rituali della domanda,
del mescolamento, del taglio e della distribuzione delle carte per
una “lettura”.
Quelli
che ritengono che questo tipo di comportamento sia positivo sono
convinti che coinvolgere attivamente il Consultante nel rituale del
consulto (domanda, mescolamento, taglio ed estrazione delle carte),
permetta di “proiettare” direttamente sulle carte le vere
motivazioni che spingono il Consultante a cercare dei chiarimenti.
Questo “contatto” genererebbe un dialogo fra il Consultante e il
mazzo di carte. il Consultante farebbe da “canale” diretto con le
carte, mentre il Cartomante rivestirebbe il ruolo di portavoce.
Invece
quelli che ritengono questo tipo comportamento negativo temono che il
Consultante possa “trasmettere” al mazzo di carte delle energie
negative per via del proprio stato mentale e emotivo al momento del
consulto, e che queste energie vanno poi ad influire negativamente
sul responso.
Se
siete dei Cartomanti di professione, di sicuro avrete già vissuto
innumerevoli situazioni in cui il Consultante si presenta a voi in
uno stato emotivamente agitato. Infatti il Consultante coinvolto nei
suoi problemi, non sempre è positivo, controllato e concentrato con
ciò chi ha davanti a sé. Personalmente ho potuto osservare che
alcuni non stanno affatto bene, non sono logici, sono presi dalla
rabbia, dall’ odio, e dal rancore e nutrono un forte desidero di
vendetta nei confronti di un’altra persona. Questa miscela di
emozioni incide negativamente sulla concentrazione necessaria per
effettuare tutti quei rituali importanti che riguardano il consulto.
Per un
Cartomante è pure “devastante” vedere il proprio mazzo di carte
venir manipolato da mani inesperte, vedere persone che non hanno
nessuna esperienza dei rituali della Cartomanzia, emotivamente
sconvolte dai propri problemi personali, maneggiare le carte in modo
violento, disordinato e senza nessun riguardo. Potete immaginare di
vivere una tale esperienza durante ogni consulto? Ed inoltre perché
far vivere un’esperienza del genere ad una persona che
probabilmente non se la sente? Credo che nessuna persona che decida
di andare dal Cartomante sia consapevole che dovrà svolgere alcuni
“compiti” anche contro la propria volontà.
Alcuni
di voi si staranno domandando a quale delle due “tribù” io
appartenga. Lasciare o non lasciare toccare il proprio mazzo di
carte, giusto? Non vi lascerò a lungo con questo dubbio, vi rispondo
subito. Decisamente appartengo al secondo gruppo. Non lascio nessuno
toccare il mio mazzo di carte. Fra me e il mio mazzo di carte esiste
un legame che viene coltivato sin dal primo momento che lo prendo tra
le mani. Lo curo con amore e dedizione ogni giorno. Il consueto gesto
di sfiorare ogni singola carta, del mescolarle, parlarle, depositarle
sul tavolo da lavoro, del custodirle nella loro scatola, eccetera,
crea un legame profondo, speciale e unico tra me e le mie carte. E
non sopporterei di vedere qualcun’altro prenderle fra le mani,
giocarci o mescolarle con atteggiamenti poco rispettosi. E sono anche
convinta che nessuno, a parte il Cartomante, dovrebbe eseguire tutti
i rituali che concernono il consulto, poiché solo il Cartomante
possiede l’agilità, la pratica e la preparazione ottimale per
produrre l’energia necessaria per svolgere un consulto in pieno
equilibrio.
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Odete Lopes
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