segunda-feira, 18 de novembro de 2013

Leggere le carte a sé stessi



Mi è sempre rimasto impresso ciò che mi diceva sempre mia nonna “... devi sentire, vedere e vivere le cose dentro te stessa prima di trasmetterle agli altri..” , “...la maturazione avviene solo quando mettiamo in pratica le cose prima di tutto con noi stessi...” Questi, e altri consigli saggi, li porto con me tutto il tempo, mettendoli in pratica ogni volta ne ho l’occasione.
Per trattare adeguatamente questo tema ho deciso di rispondere alle domande che alcuni di voi mi hanno posto sia tramite e-mail che attraverso la mia pagina di studio su Facebook (Gruppo Lenormand) e che riguardavano il temo trattato, leggere le carte a sé stessi: 


1. È possibile consultare le carte a sé stessi? 
Certamente SI. E non sono la sola a sostenerlo. Durante la fase d’apprendimento è molto comune che l’apprendista Cartomante faccia pratica prendendo come soggetto le proprie problematiche.
Mi domando, e domando anche a voi, è possibile imparare qualcosa, dico qualsiasi cosa, nella vita senza prima averla vissuta in prima persona? Anche se conoscete a memoria tutto ciò che concerne la tecnica del nuoto, ciò non vi renderà affatto dei bravi nuotatori se non mettete in pratica le vostre conoscenze, non è forse vero? Naturalmente la stessa cosa accade per ciò che riguarda le carte. Quanto più si lavora con loro, mettendo in pratica le teorie apprese nei corsi, grazie alle innumerevoli ricerche personali, osservando come esse si “muovono” nei vari contesti della vita, più le sentiremo vicine, più sarà facile per noi leggere il loro linguaggio. Perciò ben venga leggere le carte a sé stessi, poiché tale pratica è istruttiva e benefica, principalmente per colui che si accinge a diventare un Cartomante professionista. Secondo la mia esperienza di Cartomante professionista, nei miei corsi osservo che quelli che studiano le carte testandole su di sé sembrano più avvantaggiati nell’ apprendimento che quelli che invece non lo fanno. 


2. Fare un consulto a sé stessi porta sfortuna o potrebbe causare un blocco? 
Anche su questo argomento ci sono opinioni controverse e alcune di loro risultano dettate più dalla superstizione oppure sono “regole” stabilite da alcuni Cartomanti, che affermano che fare le carte a sé stessi porti sfortuna, che esse non rispondono, che facendolo si toglie il potere al cartomante, e cosi via. Penso che sia arrivato il momento di “sfatare” questi miti, tanto accarezzati e mantenuti vivi per lungo tempo senza però un briciolo di verità che li sostenga. Le persone dovrebbero imparare a farsi domande, vivere personalmente le cose e non prendere tutto come definito spesso quando esistono molte opinione contrarie sul tema.
Come ho già sostenuto durante alcuni argomenti già trattati qui e sicuramente in quelli che tratteremo più avanti, Cartomanti non si nasce, ma si diventa attraverso un lungo percorso fatto di duro lavoro e di studio teorico e pratico. Un Cartomante non possiede alcun potere paranormale, se non il dono dell’intuizione che viene allenato e sviluppato con il tempo e l’esercizio costante.
E a proposito della superstizione che sostiene che leggere le carte a sé stessi può causare un blocco nel Cartomante? Ovviamente non c’è niente di vero in tutto ciò. Le carte rispondono ogni volta che vengono interrogate. Se di blocco si può parlare allora le cause vanno ricercate nel Cartomante stesso il quale per svariati motivi, ad esempio la stanchezza, l’indisposizione, delle preoccupazioni personali, non riesci a “trovare” la concentrazione necessaria per condurre il consulto.
Allora, tutti riescono a leggere le carte a sé stessi?
Ovviamente NO. “Leggere” le carte a sé stessi non è affatto un compito facile, anzi, per chi ha una struttura psicologica ed emotiva sensibile e fragile può risultare particolarmente difficile da praticare. Questo perché, quando si effettua una lettura a sé stessi, vengono coinvolte emozioni molto forti le quali possono compromettere l’obbiettività e la limpidezza della “lettura”. Molti di noi durante la propria vita attraversano delle esperienze traumatiche, che sconvolgono drammaticamente l’esistenza. Venire lasciati, traditi, licenziati, debiti, povertà, mancanza di sostegno economico e morale, gravi malattie, problemi con i figli e molto altro ancora possono far perdere la bussola a chiunque, anche se per soltanto un breve momento. E può darsi anche che qualcuno per queste ragioni si trovi in uno in stato di depressione, ansia, stress e sofferenza che porta chiunque a comportarsi diversamente del solito. E sono proprio questi i fattori che possono indurre alcune persone a non riuscire a prendere tra le mani le proprie carte e fare un consulto a sé stessi.
Il procedimento per leggere le carte a sé stessi è lo stesso di quello impiegato per un consulto ad un’altra persona?
SI. Come ho già accennato sopra nel paragrafo 3, a volte il coinvolgimento emotivo può portare a non essere totalmente obbiettivi quando si fanno le carte a sé stessi. Probabilmente ci sono delle aspettative che non corrispondono a ciò che le carte stanno trasmettendo, e se non si è in grado di accettare il responso, si rischia di dare inizio ad una vera e propria “crociata” di letture puntando ripetutamente lo stesso argomento fino a quando non si vedrà apparire di fronte ciò che si desidera vedere. Questo è un vero e proprio tunnel, in cui purtroppo ho visto entrare molte persone per poi uscirne distrutti. Per non cadere in questo errore fatale suggerisco di cercare un collega disposto a fare il consulto per voi o di lasciare passare un po’ di tempo fino a quando vi sentite abbastanza calmi e lucidi per affrontare con professionalità ed in modo adeguatamente distaccato il vostro consulto. Anche se si fanno le carte a sé stessi, bisogna sempre tenere a mente che esse vanno affrontate come in un reale consulto e che vengono coinvolti tutti i rituali che si svolgono quando ci troviamo di fronte ad un Consultante. 


3. Come procedere allora se si vuole fare un consulto per stessi?
È facile “sabotare” il proprio consulto se non si seguono delle regole ben precise, che da un certo punto si incrociano con quelle “rituali” e “regolamenti” che si affrontano quando si deve svolgere un consulto ad un’altra persona. Quali sono questi punti da tenere d’occhio?
- controllo delle proprie emozioni;
- distacco (non facile, ma possibile);
- imparzialità;
- verità;
- responsabilità di ciò che si fa e di sé stessi;
- accettazione;
- suggerimento: se vi trovate agli inizi nel vostro percorso di studio evitate di effettuare consulti approfonditi su voi stessi. Iniziate con cose semplici, ad esempio chiedete alla vostre carte dei consigli, dei suggerimenti riguardo ad un dato argomento che vi sta affliggendo. Il metodo “Dell’Uno” è molto indicato per questo scopo. Non abbiate fretta. Camminate facendo piccoli passi su questo terreno di “sabbie mobili” dove è molto facile finire “inghiottiti” se non si presta la giusta cautela. Abbiate cura di voi, non affliggetevi inutilmente con consulti complicati che poi non siete in grado de gestire in modo distaccato.




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Odete Lopes

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